Quindi tra mercoledí e giovedi scorsi si è giunti
(sembrerebbe) ad un accordo sull’Unione bancaria tra i 28 paesi aderenti alla
UE (e quindi dei 17 appartenenti all’euro zona).
L’accordo tra gli Stati aderenti prevede la costituzione
di un fondo per la gestione comune delle
crisi bancarie, alimentato con contributi effettuati dalla singole banche.
Secondo Saccomanni e Letta le imprese e le famiglie
potranno solo trarne benefici. Io, peró, qualche dubbio ce l’ho!.
Quindi, da quanto sembrerebbe emergere, la costituzione del
fondo avrebbe dei vantaggi che possono essere riassunti di seguito:
1.
sarà unico il sistema per far chiudere una banca europea
in difficoltà o per salvarla. In tal senso non ci sarà più la frammentazione
del mercato bancario e a condizioni non omogenee che possono attualmente
penalizzare i singoli Stati. Ciò significa che una impresa italiana potrebbe
iniziare a pagare il denaro quanto una società tedesca, ovvero olandese,
contariamente a quanto, attualmente, sta accadendo.
2.
Ulteriore beneficio, dicono i ben pensanti, consisterebbe
in una salvaguardia per i contribuenti. In futuro non pagherebbero più il conto
delle esagerate movimentazioni della finanza o di crack bancari i singoli
contribuenti, ma le banche stesse.
3.
Altro aspetto positivo è dato dal fatto che anche nel
periodo transitorio (periodo di 10 anni) andrebbe ad attivarsi il fondo di
risoluzione dei rischi.
Secondo Saccomanni, quindi, il costo finale di una
determinata liquidazione/fallimento bancario non lo dovranno più assorbire i singoli
correntisti. Dice, infatti, che è previsto che le banche, con i loro
contributi, rimborseranno i soldi presi da tale fondo di risoluzione per
affrontare la crisi.
Se fosse così, ci sarebbe da rasserenarsi; ma conoscendo
cosa è stato nascosto ai cittadini e come si muovono dietro le banche e la
politica, tanto sereno non sono e vi spiego perché.
Si legge, infatti, che l’accordo si basa su un
regolamento e su un trattato intergovernativo, voluto da diversi Paesi ed in
particolar modo dalla Germania, proprio per attribuire all’accordo una base legale. Questo perché,
come noto, non vi è ancora un’unione politica in Europa. E di ciò Martin
Schulz, presidente dell’assemblea parlamentare, è a dir poco indispettito
ritenendo tale accordo inacettabile perché in tal senso il Parlamento perderebbe le sue prerogative privilegiando, dei semplici
accordi tra Stati. Il Parlamento, in ogni caso, dovrà, approvare tale
manovra prima della fine della legislatura.
Ora non tutti sanno che le banche tedesche, hanno
all’interno dei propri bilanci centinaia e centinaia miliardi di crediti
rappresentati dai titoli di Stato greci che rappresentano forti elementi di
debolezza e che derivano dai loro comportamenti spericolati e dai loro
investimenti sbagliatii. Si tratta di
perdite certe, ovviamente che pregiudicherebbero non solo le banche medesime ma
anche le finanze tedesche.
Ora, vi chiedo secondo voi, come mai la Germania ha
consentito che si giungesse a questo accordo sull’Unione bancaria ed ha preteso,
inoltre, che concretizzasse, sulla base di un accordo intergovernativo, per
dare, appunto, valore legale, all’obiettivo raggiunto? Ovviamente per far si
che le proprie banche non subiscano riflessi negativi dagli investimenti
sbagliati che hanno fatto e per salvare, indirettamente, le casse della
Germania.
Altro punto che si collega al punto precedente è il
seguente. Si dice che il fondo sarà
alimentato da denaro privato, con l’obiettivo di impedire che gli Stati
debbano intervenire con le proprie finanze (e quindi con denaro pubblico) per
salvare le banche in difficoltà.
Ora mi chiedo, cosa si deve intendere con “denaro
privato”. Si tratta di denaro costituito da prelievi ai singoli correntisti
(come si diceva già in passato) o si tratta di soldi delle singole banche? Ma
se cosí fosse, cioè contributi versati dalle singole banche europee, e quindi
anche italiane, non si tratterebbe sempre di soldi dei singoli correntisti? E
se cosi non fosse, non pensate che le banche italiane, come è accaduto in
passato, non si rivarrebbero sui singoli correntisti italiani?
Una prova per verificare l’attendibilità è quella di far
aderire il Monte paschi di Siena, all’iniziativa. I 3, 9 miliardi di euro fatti
pagare agli italiani tramite Imu sono serviti a non far fallire Mps. Ciò
significherebbe, peraltro, liberare tali ingenti somme per ridurre, magari il
cuneo fiscale o per utilizzarli in altre forme utili al Paese. Magari per
essere utilizzati dal sistema sanitario. O per pagare gli esodati. Quindi,
perché non approfittarne subito? O dobbiamo fare come nel caso del fondo salva
stati, dove l’Italia partecipa sempre ma non utilizza mai i fondi che ci
immette dentro?
Scusatemi, ma ci vedo del marcio dietro questo presunto
accordo risolutivo per il sistema produttivo italiano e per le famiglie. !
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