Ad integrazione di quanto affermato nel precedente post
c’è da rendere pubblica un’ulteriore notizia. La notizia - e la conferma del
nostro disprezzo per queste persone -trovano fondamento in una lettura ancor
più approfondita del disegno di legge 1118, limitatamente all’art. 11 (co 3), che
il Consiglio dei Ministri con decreto ad
hoc ha approvato. Il disegno di legge corrisponde al testo già approvato alla
Camera e che era depositato al Senato per
la discussione.
Il testo del ddl – con qualche piccola modifica rispetto
al testo precedente - al CAPO III intitolato - DISCIPLINA DELLA CONTRIBUZIONE
VOLONTARIA E DELLA CONTRIBUZIONE INDIRETTA, tra le altre cose, all’art. 11, co
3 prevede che “è altresì detraibile un
importo pari al 75 per cento delle spese so-stenute dalle persone fisiche per
la parteci-pazione a scuole o corsi di formazione poli-tica promossi e
organizzati dai partiti di cui al comma 1. La detrazione di cui al presente
comma è consentita nel limite dell’importo di euro 750 per ciascuna annualità
per persona”.
Cosa significa questo? Significa che ora i partiti
politici per poter sopravvivere organizzeranno e svolgeranno corsi di politica.
Fin qui niente di male, anzi direi utile. Ma dove è la fregatura? E´presto
detto. Il partecipante dovrà pagare la somma prevista dai singoli partiti,
diciamo per es. 100 e li versa nella casse del partito. Di queste 100 il 75%,
quindi 75, vengono detratti in dichiarazione dei redditi sottoforma di credito
d’imposta che, da che mondo e mondo, sono soldi pubblici. Quindi 75 li finanzia
lo Stato e 25 ce li metti la persona fisica che parteciperà in qualità di
discente ai corsi. Questo significa che il business dell’attività politica non
è un rischio per i partiti politici, in quanto il 75 % sono coperti dal credito
d’imposta. Si tratta, quindi, di una forma indiretta di finanziamento ai
partiti stessi. Ma mi chiedo, perché i partiti politici non possono essere a
tutti gli effetti aziende? Con regole gestionali, economiche, finanziarie, e
fiscali? Se gli amministratori sono bravi le loro aziende sopravvivono e
crescono nel tempo, se non sono bravi le aziende falliscono e vengono
liquidate. Secondo voi quanto tempo,senza finanziamenti pubblici, rimarrebbero
in vita?
Quanto sopra per far capire come queste persone non
vogliano minimamente avvicinarsi al concetto di rischio. Pur non essendo capaci
di fare altro, non si ritengono come tutti gli altri mortali. Trovano sempre
soluzioni per far si che le loro attività non possano in alcun modo arrecare
rischi a loro, e alle loro famiglie, alle loro vite. Vi risulta che si siano
ridotti i loro stipendi e i loro rimborsi? Si continua ancora con questa
dicotomia una cosa è la casta ed un’altra è il popolo al quale si può fare di
tutto e toglierli di tutto. Ditemi Voi se si può andare avanti così.!
Sul nostro sito di Allenaza Tricolore potrete trovare il
testo del DDL 1118.
Nessun commento:
Posta un commento