lunedì 16 dicembre 2013

Lo stop al finanziamento pubblico ai partiti è una farsa! – integrazione.


Ad integrazione di quanto affermato nel precedente post c’è da rendere pubblica un’ulteriore notizia. La notizia - e la conferma del nostro disprezzo per queste persone -trovano fondamento in una lettura ancor più approfondita del disegno di legge 1118, limitatamente all’art. 11 (co 3), che il Consiglio dei Ministri  con decreto ad hoc ha approvato. Il disegno di legge corrisponde al testo già approvato alla Camera e che era depositato al Senato  per la discussione.

Il testo del ddl – con qualche piccola modifica rispetto al testo precedente -  al CAPO III  intitolato - DISCIPLINA DELLA CONTRIBUZIONE VOLONTARIA E DELLA CONTRIBUZIONE INDIRETTA, tra le altre cose, all’art. 11, co 3 prevede che “è altresì detraibile un importo pari al 75 per cento delle spese so-stenute dalle persone fisiche per la parteci-pazione a scuole o corsi di formazione poli-tica promossi e organizzati dai partiti di cui al comma 1. La detrazione di cui al presente comma è consentita nel limite dell’importo di euro 750 per ciascuna annualità per persona”.

Cosa significa questo? Significa che ora i partiti politici per poter sopravvivere organizzeranno e svolgeranno corsi di politica. Fin qui niente di male, anzi direi utile. Ma dove è la fregatura? E´presto detto. Il partecipante dovrà pagare la somma prevista dai singoli partiti, diciamo per es. 100 e li versa nella casse del partito. Di queste 100 il 75%, quindi 75, vengono detratti in dichiarazione dei redditi sottoforma di credito d’imposta che, da che mondo e mondo, sono soldi pubblici. Quindi 75 li finanzia lo Stato e 25 ce li metti la persona fisica che parteciperà in qualità di discente ai corsi. Questo significa che il business dell’attività politica non è un rischio per i partiti politici, in quanto il 75 % sono coperti dal credito d’imposta. Si tratta, quindi, di una forma indiretta di finanziamento ai partiti stessi. Ma mi chiedo, perché i partiti politici non possono essere a tutti gli effetti aziende? Con regole gestionali, economiche, finanziarie, e fiscali? Se gli amministratori sono bravi le loro aziende sopravvivono e crescono nel tempo, se non sono bravi le aziende falliscono e vengono liquidate. Secondo voi quanto tempo,senza finanziamenti pubblici, rimarrebbero in vita?

Quanto sopra per far capire come queste persone non vogliano minimamente avvicinarsi al concetto di rischio. Pur non essendo capaci di fare altro, non si ritengono come tutti gli altri mortali. Trovano sempre soluzioni per far si che le loro attività non possano in alcun modo arrecare rischi a loro, e alle loro famiglie, alle loro vite. Vi risulta che si siano ridotti i loro stipendi e i loro rimborsi? Si continua ancora con questa dicotomia una cosa è la casta ed un’altra è il popolo al quale si può fare di tutto e toglierli di tutto. Ditemi Voi se si può andare avanti così.!

Sul nostro sito di Allenaza Tricolore potrete trovare il testo del DDL 1118.

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